Gli insegnamenti vengono dati all’interno del dojo, ricreandone l’ambientazione formale. Gli “studenti”
sono chiamati “doka” e vengono per condividere le proprie esperienze tra di loro e con lo “shihan” (insegnante).
Per fare la sua presentazione lo “shihan” fa appello a tutta l’esperienza acquisita durante gli altri dojo.
Un dojo NON è un’aula (un luogo dove l’insegnante “insegna” e gli studenti “imparano”). Non stiamo accumulando
“informazioni” in maniera meccanica. Non è tanto quello che si fa all’interno del dojo, ma piuttosto come lo si
fa e come noi lo sperimentiamo, in modo che possa essere di supporto al nostro sviluppo e benessere personali.
Tutti abbiamo dovuto imparare a camminare. Ci è voluto del tempo. Ci è voluto sforzo. Siamo inciampati e caduti.
Abbiamo imparato a stare in equilibrio, a coordinare il nostro corpo. Noi stiamo ANCORA imparando a camminare
mentre il nostro corpo invecchia. In questo stesso modo possiamo vivere l’esperienza del dojo. Compiamo una serie
di “viaggi”, e come risultato diventiamo una “persona diversa” o una “persona nuova”. Questa “nuova persona”
ora può compiere nuovamente gli stessi viaggi e sperimentarli in maniera completamente diversa, il che a sua
volta porta all’emergere di un’altra “nuova persona”.
All’interno del dojo dobbiamo essere in “modalità input” cioè con un atteggiamento di apertura.
Ciò significa che dovremmo usare tutti i nostri sensi per osservare lo shihan e le interazioni
tra doka e shihan. Se nella nostra mente sorge una domanda, dovremmo metterla da parte e rimandarla a dopo.
Quella domanda ci mette in “modalità output”, perciò non saremo più in grado di focalizzarci al meglio su
ciò che sta accadendo all’interno del dojo. Dobbiamo ascoltare ed osservare dal silenzio dei nostri cuori.
Lasciamo le borse, le scarpe e i cappotti fuori dal dojo. Essi rappresentano il mondo esterno. Entriamo nel
dojo e diventiamo parte di un mondo privato, diventando un tutt’uno con Usui, il fondatore.
Al livello Shoden si incomincia studiando i Gainen, un gruppo di tre Principi o Ideali elaborati da Usui,
che vengono praticati dai suoi seguaci come parte integrante della loro vita quotidiana. Si prosegue poi
con una serie di semplici esercizi pratici per sviluppare la consapevolezza.
Sono inclusi anche alcuni movimenti chiamati kata, che hanno origine in quello che è conosciuto come qigong
terapeutico, importato secoli fa dalla Cina. Si tratta di movimenti simili a quelli usati nel taijiquan (Tai-Chi).
Viene introdotto poi un ulteriore metodo di misogi (purificazione) conosciuto come kenyoku 乾浴 o bagno secco.
Al livello okuden ci viene data l’opportunità di sperimentare come inizialmente il Capitano Hayashi applicava
il metodo unico di Usui sui clienti, fuori dall’ambiente del dojo.
Con il livello kaiden viene estesa la nostra comprensione del sistema nella sua interezza, esplorandone
più in profondità le radici buddiste.
Che cos’è un Dojo di Usui?
Un Dojo di Usui è un luogo in cui si può sperimentare il messaggio di Mikao Usui insieme ad altri compagni.
Il motto del Dojo di Usui era “Unità del Sè attraverso Armonia ed Equilibrio”.
Il Reiki kanji
I kanji REI-KI hanno origine in Cina. Sono arrivati in Giappone dove hanno mantenuto il loro significato cinese originale.
Le origini ed il loro uso sono spesso fraintese in Occidente. Cliccca
qui per la spiegazione (solo in inglese) della struttura del kanji.